La mia idea di giornalismo
La definizione da cui intendo partire è quella di “sguardo” giornalistico. Probabilmente in questo post, incorrerò in errori concettuali e errate definizioni, essendo io “novizio” dell’argomento. Perchè “sguardo” ? Mi sono fatto l’idea che, tra tutte le definizioni, questa sia quella che più conta. La recepisco come la capacità “conoscere le cose del mondo”, di saper cogliere e interpretare un fatto o un evento e di saperlo poi raccontare; un po’ come un poliziotto “vede” il suo mondo, le situazioni che lo circondano al fine di prevenire un fatto o di individuare un colpevole. Naturalmente non penso neanche lontanamente di avere questa capacità. Credo che sia lo strumento principale con il quale il giornalista lavora e che acquisisce con l’esperienza o grazie alla propria capacità di vedere le cose. Nel mio piccolo cerco di partire dal basso; grazie a tutto quello che ho studiato negli ultimi due anni e ai corsi che ho cominciato a frequentare di recente, mi sforzo, per il momento, di “allargare” lo sguardo di lettore, di non fermarmi alla prima interpretazione (quando le leggi sembrano tutte giuste), di mettere in opera il mio sapere (di recente acquisizione!). In questo senso le lezioni che sto seguendo hanno il pregio di fornirmi la chiave di lettura di qualcosa da cui sei sempre circondato: in fondo si dice questo della comunicazione, ormai è come l’aria, non la percepiamo più. La professione giornalistica mi affascina, ma sono assolutamente un neofita; professionalità tecnica, professionalità politica e culturale, sono concetti chiari ma nuovi, e ne consegue una difficoltà notevole, non di comprensione, ma di trasposizione della teoria in pratica. Nella pubblicazione di un mio professore c’è una definizione che sintetizza in “testa”, “sensibilità”, “volontà” la dotazione minima di un giornalista; chiare in termini teorici, necessitano dell’esperienza o “training on the job”. Il termine “sensibilità”, chiarito come “L’umana comprensione”, è una capacità rara a mio modo di vedere. Capacità che necessita in primis di un lavoro autoriflessivo, e poi rivolto al mondo circostante. Non leggo spesso articoli di giornalisti dotati di questa “sensibilità”. E’ chiaro poi che dietro a questa mancanza c’è un insieme di variabili che impediscono anche ai giornalisti più seri di esplicitare queste capacità. In fondo il giornale è un impresa che deve produrre utili, deve attirare lettori, di conseguenza si preferisce trasformare tutto in “breaking news”, sacrificando spesso proprio quella qualità fondamentale che è l’umana comprensione.
E’ chiaro che quanto ho esposto è relativo al mio approccio al giornalismo, che non è dei più semplici data la mia professione, abbastanza lontana dai temi affrontati finora, pur riguardando in qualche modo
Il lavoro da fare è ancora molto, come ho gia detto mi sento solo agli inizi, chi lo sa, un giorno potrei anche cambiare lavoro!
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